Francesca Magnani

Maschi e maschere. Ritratti a New York

11 Aprile - 7 Maggio, 2023 Galleria Samonà, Padova

Maschi, maschere e altre libertà


Seppur non sia la prima fotografia in ordine cronologico, il ritratto a Mario Martone – un’immagine scattata sul balcone del New Museum, lungo la Bowery – è quello che, in qualche modo, ha dato il via a questa mostra, Maschi e maschere. Si tratta di una fotografia che, nonostante l’apparente semplicità, a una vista più approfondita appare, al contrario, emblematica. Il regista guarda altrove, ha l’aria rilassata e chissà, ci si domanda osservandola, a cosa starà pensando, dove starà guardando. L’impressione è che sia al contempo dentro e fuori la cornice della fotografia, in uno stato che, se ci è concesso un gioco di parole, lo rende in egual misura mortale e immortale, e non necessariamente in questa successione. Stando a Magnani, le immagini che lei stessa produce non sono altro che finestre del suo mondo. «La fotografia – confessa – mi ha mostrato tutto di me, sia le cose che mi piacciono che quelle che non mi piacciono».

Facciamo un passo indietro. La scelta del titolo, Maschi e maschere, è una sorta di divertissement, almeno per quanto riguarda la parte, per così dire, maschile. Certo, di questi tempi, a voler analizzare ogni singola frase, il rischio di aprire una discussione sull’identità di genere è alto e probabilmente senza via di scampo. Eppure, guardando a questo corpus di fotografie – una ventina, esposte per la prima volta tutte insieme e nello stesso luogo in cui Francesca Magnani, anni fa, portò un’altra mostra, Qui – l’accostamento delle due parole, maschi e maschere, invita a riflettere. Sono perlopiù amici, questi maschi, ma anche passanti, o personaggi, celebri e meno, immortalati a trecentosessanta gradi: di spalle, frontalmente, di lato, a viso nudo o in occhiali da sole. E, ancora, mentre sorridono, mentre pontificano, mentre osservano l’obiettivo con aria di sfida o, al contrario, guardano altrove, assorbiti nei loro pensieri.

«Con molte di queste persone ho, semplicemente, fatto quello che faccio ogni singolo giorno, ovvero camminare per strada – spiega la fotografa – però l’ho fatto insieme a loro. C’è stato un accordo, un patto, prima di scattare le foto. Cose che magari uno dà per scontato ma che io vedo dentro l’immagine, dopo. È un’altra dimensione della street photography». Fotografa e fotografati sono legati indissolubilmente dalle strade della città. Sono strade, queste nelle foto, di una città mitizzata all’inverosimile nell’immaginario di tutti noi e a tal proposito è curioso sottolineare, come ha già fatto qualcuno prima del sottoscritto, che Magnani continua a fotografare, perciò a vedere, le cose in una prospettiva orizzontale, al contrario di quel che verrebbe da pensare di New York, una della città più verticali del mondo occidentale. È lecito dunque domandarsi: potrebbero, queste foto avere un senso all’infuori di un contesto newyorkese? Forse no, e per un semplice motivo. Magnani vive e fotografa a New York dal 1997. All’inizio immortalava soltanto l’architettura urbana della metropoli, poi, come spesso accade, ha iniziato a chiedere alle persone di poterle fotografare. Il primo scatto lo ricorda tutt’oggi: le mani colme di anelli di un passante. L’immagine finì su TimeOut e, da quel momento in poi, le sue fotografie sono approdate su riviste, musei, istituzioni, collezioni private. «La foto ha una sua potenza e il processo spesso è duplice – dice Magnani – perciò sia autoconoscitivo che rivelatorio della persona. Il risultato, al contrario, è imprevedibile. Può provocare un avvicinamento ma anche rabbia, persino quando la foto piace. A volte è come se fosse una conversazione troppo profonda, altre, al contrario, un momento di connessione sublime».

Arriviamo alle maschere. Potremmo scomodare Pirandello, l’identità frammentata dell’io e l’abitudine di tutti noi a comportarci in modi diversi a seconda delle circostanze. Oppure, semplicemente, ragionare sulla pandemia che ci ha obbligati a indossarle, e non metaforicamente, per mesi. Durante il periodo di lockdown, Magnani ha continuato a fotografare la sua città. Ne è venuto fuori un progetto, La città in maschera, di cui questa mostra ha ripreso tre immagini: quella di Jonzu, scattata a Williamsburg nel dicembre del 2020, quella di Spike Lee, di spalle, immortalato sempre a Brooklyn qualche mese prima, e infine quella di Antonio, un avvocato newyorkese, realizzata in una Hell’s Kitchen spettrale. «Ero in autobus, in pieno lockdown, e ho visto questa figura camminare in mezzo al nulla, sono scesa, l’ho rincorso e abbiamo percorso insieme qualche isolato. Mi colpì che avesse scelto una mascherina abbinata al suo abito» racconta Magnani. L’immagine è potente per una serie di motivi che ci riportano (anche) all’incipit di questo breve testo. Non è un caso che sia stata pubblicata su siti e giornali, esposta all’International Center of Photography e poi al Consolato Generale d’Italia, finendo in una sala del Palazzo di Giustizia di New York. Ora, finalmente, arriva anche a Padova, dove Magnani è nata e cresciuta. In questo caso, il successo di un’immagine, volendo analizzare la grammatica della fotografia – visto che qui, alla fine dei conti, di linguaggio stiamo parlando – è semplice. È una fotografia che ci parla di libertà. Della persona ritratta e, evidentemente, della fotografa. Di conseguenza, anche della nostra.


Maurizio Fiorino


1. Joel, Bedford Avenue, Brooklyn, 10 marzo 2022
2. Spike Lee, Downtown Brooklyn, 7 giugno 2020
3. Sidd, Coney Island, Brooklyn, 4 luglio 2022
4. Richard, G Train, Bedford-Stuyvesand, Brooklyn, 5 dicembre 2022 5. Billy, Williamsburg, Brooklyn, 28 maggio 2022

6. Il ponte blu, Manhattan Bridge, 6 febbraio 2023
7. Kai, Jefferson Avenue, Brooklyn, 20 gennaio 2023
8. Colson Whitehead, The High Line, 17 agosto 2021
9. Alberto, Williamsburg, Brooklyn, 4 dicembre 2018
10. Le montagne russe, Coney Island, Brooklyn, 11 settembre 2021 11. Anthony, Williamsburg, Brooklyn, 21 luglio 2020
12. Il ponte rosa, Williamsburg, Brooklyn, 20 dicembre 2021
13. Maurizio Cattelan, Norfolk Street, 30 settembre 2017
14. Emilio, Houston Street, 24 settembre 2022
15. Antonio, Hell’s Kitchen, 10 maggio 2020
16. Clarence, Fort Tilden, Queens, 7 ottobre 2022
17. Mario Martone, Bowery, 15 novembre 2022
18. Jonzu, Williamsburg, Brooklyn, 20 dicembre 2020
19. Maurizio, Essex Street, 16 marzo 2023
20. Silk, Times Square, 18 maggio 2020
21. Gente del ferry, Upper Bay, Brooklyn, 20 settembre 2022

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